Stato mentale e rendimento operativo
Lo stato mentale, ossia l’insieme del nostro umore, della nostra energia interiore ecc… è una premessa molto importante per qualsiasi compito da svolgere. In particolare pensiamo agli stati mentali di superconcentrazione operativa, che alcuni autori chiamano stati di flusso.
Il cervello è un sistema, composto di tanti sottosistemi. Quando siamo negli stati di flusso, tutti i sottosistemi che compongono il cervello sono allineati, con un unico scopo ed obiettivo, ed ogni sottosistema fa la sua parte, come un musicista entro un’orchestra o un singolo giocatore entro una squadra vincente.
Esempi importanti di stati di flusso sono nel mondo sportivo. Per esempio, un ginnasta come Igor Cassina non può svolgere i suoi straordinari movimenti senza essere in uno stato di flusso. Lo stesso vale per un velocista come Usain Bolt, o per un maratoneta che fa il record mondiale ecc…
Anche in tanti altri settori esistono gli stati di flusso. Un musicista durante un concerto, in cui da il meglio di sé ed è in perfetta sintonia con il pubblico, è sicuramente in uno stato di flusso. Quasi sempre, uno scienziato è in stato di flusso quando arriva alla elaborazione di una teoria nuova a partire dai dati sperimentali. Quasi sempre, durante la fase creativa, uno scrittore è in stato di flusso. Talvolta l’”estasi creativa” è accompagnata da veri e propri stati di coscienza alterata, come lo stato di Riflessione Profonda dello scrittore Aldous Huxley, presentato in [1].
Quindi, semplificando, si può dire che nello stato di flusso tutti i nostri pensieri, tutte le nostre capacità, sono diretti all’obbiettivo, senza “distrazioni”. In particolare il dialogo interiore (ossia quelle fasi della veglia in cui parliamo con noi stessi) è assente, o quasi. In molti casi per ottenere il flusso è anche necessario un certo livello di sfida nel compito, appropriato rispetto alle nostre capacità, in modo da mantenere l’equilibrio fra stress (impegno eccessivo) e noia (impegno assente), come mostrato nel grafico sottostante.
Nello stato di flusso il rendimento è ottimale, nello stato di esecuzione ottimale ripetitiva appena superiore (col rischio però di “sconfinare” nella noia e quindi scendere). Nello stato di apprendimento sul campo il rendimento è inferiore, perché una parte delle energie mentali sono impegnate nella crescita delle capacità. Nello stato di stress il rendimento può essere alto per brevi periodi, poi crolla.
Organizzazione del lavoro e rendimento
Le metodologie di organizzazione del lavoro più moderne, come ad esempio Scrum [2], prevedono di organizzare il lavoro in modo da arrivare ad un ritmo “abbastanza” costante, che possa essere mantenuto per un tempo indefinito. Quindi, con riferimento al grafico, la quantità di lavoro e la sua qualità dovrebbero essere adeguati a mantenere la persona, in una situazione a regime, all’interno dell’area di flusso, con eventuali periodi entro le due aree circostanti e solo brevi “uscite” nella zona della noia o in quella dello stress. In sostanza quindi, per mantenere nel tempo il lavoro con un adeguato rendimento, è necessario che il livello della sfida sia adeguato a quello delle capacità.
Questo prevede anzitutto l’organizzazione operativa del lavoro, cercando di livellare il più possibile picchi di carico distribuendo, per quanto possibile, il lavoro fra le persone nel tempo, come appunto previsto in [2] ed in altri standard Agili e, in generale, nel Project Management.
In secondo luogo prevede la formazione appropriata delle persone, sia per le competenze specifiche richieste dal lavoro operativo, sia per altre competenze (tra cui i cosiddetti softskill), come discusso in [3].
In particolare può essere necessario aiutare le persone ad ottenere gli stati di flusso, o comunque stati ad elevata efficienza quando necessari. Ad esempio, uno degli approcci più utili per riconoscere i nostri stati di maggiore efficacia, che in alcuni casi tendono al flusso, è quello della analisi delle nostre strategie operative interiori, ossia in pratica la successione temporale di azioni mentali e pensieri che svolgiamo prima, durante e, a volte, anche dopo i compiti che svolgiamo. Esistono apposite tecniche che ci consentono di verificare la successione di azioni mentali e pensieri nei casi in cui la nostra performance è efficace e nei casi in cui è meno efficace. Molto spesso una strategia efficace ha pochi (o nessuno) stati in cui “ci parliamo”, magari per dirci cose “non costruttive”. Ad esempio il calciatore che deve tirare un rigore e dice interiormente a sé stesso qualcosa come “il portiere è molto bravo, non ce la posso fare…” difficilmente riuscirà a segnare il gol. E, analogamente, l’impiegato che dice a sé stesso “che barba, che noia questo compito” difficilmente riuscirà a eseguirlo in modo efficiente e privo di errori.
Come afferma Tim Gallwey in [4], “per raggiungere il massimo dobbiamo eliminare le nostre interferenze interne”. Ed il coaching è lo strumento principale per ottenere questo.
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Bibliografia
[1] Richard Bandler, John Grinder – I modelli della Tecnica Ipnotica di Milton H. Erickson – Ed. Astrolabio, 1984
[2] Ken Schwaber, Jeff Sutherland – Scrum Guide – https://www.scrumguides.org/scrum-guide.html
[3] Giulio Destri – Gli Skill: Hard o Soft? – in Blog di Linda
[4] Timothy Gallwey – The Inner Game of Stress: Outsmart Life’s Challenges, Fulfill Your Potential, Enjoy Yourself – Ed. Random House, 2009